Rebranding: anche i marchi cambiano d'abito

Rebranding: anche i marchi cambiano d’abito

Ti sarà sicuramente capitato di vedere loghi di brand anche molto affermati, cambiare nel corso del tempo. Semplice voglia di cambiamento? No, una vera e propria strategia di marketing. Il rebranding, infatti, è un cambiamento strategico che molti marchi scelgono per rinnovare la propria brand identity con un restyling. Ma vediamo nello specifico in cosa consiste.

Rebranding: come funziona?

Come funziona il rebranding?
Come funziona il rebranding?

Anche i brand devono sapersi adattare a nuovi scenari competitivi e rispondere a nuove esigenze del mercato, rinnovando il proprio business model e il proprio target per raggiungere nuove fette di pubblico. É proprio in questi casi che entra in gioco la strategia di rebranding. Può essere totale, quando interessa gli elementi significativi e caratteristici di un marchio, come il logo, nome, mission o posizionamento sul mercato, o un rebranding parziale, quando invece riguarda solo alcuni elementi particolari, come la palette colori o una linea di prodotto. Ma è solo un cambio di veste che spinge le grandi aziende a optare per un restyling?

Perché i marchi scelgono di cambiare immagine?

Le motivazioni che possono spingere un marchio a scegliere il rebranding come strategia di marketing sono diverse. The Economic Times distingue, infatti, tra rebranding proattivo, quando l’azienda considera questa mossa come un’opportunità di miglioramento della brand image per ottenere una crescita aziendale, o reattivo, quando si cercano soluzioni a problemi specifici, come la necessità di aggiornarsi per mantenere un vantaggio rispetto ai competitor, oppure come risposta a una cattiva comunicazione aziendale che ha danneggiato la brand reputation. Insomma, i marchi sanno il fatto loro quando si tratta di conquistare (o riconquistare) nuovi clienti. Qualche esempio?

Storie di restyling di successo

Abbiamo recentemente parlato di come marchi famosi come Hugo Boss e M&M’s abbiano scelto la strada del rebranding. Alcune aziende hanno optato, invece, per un restyling nel corso degli anni per mantenere sempre la brand image al passo con i tempi. É stato questo il caso, per esempio, di Pepsi:

Rebranding by Pepsi
Rebranding by Pepsi

Oppure di Apple, che ha completamente rivoluzionato il suo logo iniziale per adattarsi all’idea di Think different che l’azienda voleva vendere con i suoi prodotti:

Rebranding by Apple
Rebranding by Apple

Burger King, nel 2021, invece, ha effettuato un rebranding totale con logo dal design più pulito ed essenziale, per rappresentare l’offerta più diversificata dei suoi prodotti:

Il restyling di Burger King
Il restyling di Burger King

É stato questo il caso, ad esempio, anche di Starbucks, che, nel 2011, ha voluto puntare al riposizionamento sul mercato, eliminando del tutto la parola “coffee” dal logo per suggerire la vendita di prodotti diversi:

Come è cambiato il logo di Starbucks?
Come è cambiato il logo di Starbucks?

Ma non possiamo dimenticare il rebranding più recente, quello dell’ormai estinta società di holding Facebook diventata Meta lo scorso ottobre, con riferimento alla nuova tecnologia di realtà virtuale, il Metaverso, su cui si concentrerà in futuro:

Il restyling secondo Zuckerberg: Facebook diventa Meta
Il restyling secondo Zuckerberg: Facebook diventa Meta

Ma il cambio immagine di un brand è sempre una mossa giusta?

Come tutte le strategie di marketing, anche quella del rebranding comporta dei rischi, oltre a richiedere un notevole investimento di denaro. Non è escluso, poi, che si possa generare confusione nella mente dei consumatori, e perdere di conseguenza alcuni clienti. Come è accaduto nel caso del marchio Gap, che dopo un restyling criticato dai clienti è ritornato al vecchio logo:

Il passo falso di Gap
Il passo falso di Gap

Il nostro consiglio? Procedere con cautela, valutando, come sempre, pro e contro che il rebranding può implicare. Si sa infatti, anche nel marketing, non tutte le ciambelle è detto che escano col buco.